A Vittoria...

 A Vittoria...    

   Mia dolcissima Vittoria,è la tua mamma che ti scrive.   Sai, per me non è facile, perché da quando mi hai lasciata mi sento completamente svuotata e tutto mi sembra difficile da affrontare.   Sai bene quanto abbiamo lottato insieme in questi anni per riuscire a contrastare la tua malattia. Tu eri la mia grande forza; niente mi sembrava impossibile o faticoso perché c’era sempre il tuo sorriso e la tua voglia di vivere che mi sostenevano.   Se rifletto su questi anni che abbiamo trascorso insieme, penso che personalmente non ho nulla da rimproverarmi: ormai vivevo solo per te, andando sempre alla ricerca di qualcosa o qualcuno che ci potesse aiutare.   Se oggi ho dei sensi di colpa è per il fatto che all’improvviso mi ritrovo padrona della mia vita, ma a un prezzo veramente alto: la tua perdita. E forse per questo faccio un po’ fatica a riprendere il percorso della mia vita.   Sai, sono molto amareggiata anche per come sono stati i tuoi ultimi mesi di vita.   Nell’ultimo anno poche persone non ci hanno mai lasciate sole: per questo certamente hai sofferto molto.   Vedevo la tristezza nei tuoi occhi per le difficoltà che incontravamo ad esempio nel trovare, dopo la rianimazione, un ospedale disposto ad accoglierci, nel riuscire ad organizzare una assistenza domiciliare adeguata alla situazione…   Venivi trattata quasi come un pacco indesiderato. Per noi sarebbe stato molto importante trovare una struttura adeguata alle tue necessità, con personale disponibile, preparato e sensibile, ma purtroppo non sempre è stato così. In quest’ultimo periodo ci sono stati troppi problemi, di tutti i generi. E tu, che sempre hai reagito a tante situazioni veramente difficili, a un certo punto ti sei stancata, hai cominciato a chiuderti in te stessa, a non reagire più.   Quando poi sei finita in rianimazione ad Acquaviva, nell’ultima settimana di vita, abbiamo incontrato personale competente, ma quanto poco umano!   Mi hanno letteralmente allontanata da te: potevo vederti solo un’ora al giorno. Io, che in questi anni non ti ho mai lasciata, ho sofferto molto al pensiero che tu potessi renderti conto di dove ti trovavi, del fatto che non ti ero vicina, di quanto stessi soffrendo. Nemmeno la notte in cui mi hanno comunicato che stavi male e poi che non ce l’avevi fatta mi hanno permesso di starti vicino: solo la mattina seguente ho potuto raggiungerti in obitorio.   Che tristezza vederti così, sola, in quel posto! Subito ho voluto portarti finalmente a casa tua per poterti coccolare per l’ultima volta prima di lasciarci definitivamente.   Avevi un’espressione serena: Forse era proprio questo che volevi: finalmente riposare in pace. Nessuno ti avrebbe più toccata, fatta soffrire – e ora lassù sicuramente avrai trovato il tuo posto.   La tua vita non è stata inutile perché hai vissuto una vita breve ma intensa. Ogni volta che la malattia ti toglieva qualcosa hai sempre trovato la forza di reagire e andare avanti e sempre col sorriso, facendo accettare ogni nuova sconfitta anche a chi ti stava intorno.   Non ti sei mai commiserata, anzi! Sicuramente per molti sei stata un esempio e chi ti ha conosciuta non ti dimenticherà facilmente. Spero che ora lassù ci sia per te, e per tutti coloro che come te sulla terra hanno sofferto tanto, un angolo speciale in cui possiate finalmente essere liberi e felici. Continua a starmi vicino e a donarmi quella forza che mi hai dato per tanti anni. Mi manchi tanto.

La tua mamma  

Ho scritto questa lettera perché possa far riflettere chi, a vario titolo, segue questi sfortunati bambini, che a volte si nasconde dietro alle oggettive difficoltà organizzative e strutturali o al fatto che tanto la maggior parte di loro non ce la fa per giustificare il mancato reale impegno.So quanto è difficile e faticoso impegnarsi con questi bambini, ma penso che se tutte le componenti genitori (medici, infermieri, ausiliari…) facessero fino in fondo il loro lavoro tutto sarebbe più facile e alla fine realizzabile.Per ottenere ciò che si vuole bisogna crederci fino in fondo; se poi non si ottengono i risultati sperati, almeno da parte di tutti ci sarà stata la soddisfazione di aver tentato tutto il possibile e aver alleviato le sofferenze fisiche e psicologiche di questi piccoli.E se qualcuno ritiene che lavorare in un reparto come il metabolismo sia un lavoro come un altro e non ci mette il cuore, farebbe bene a cambiare lavoro, magari potrebbe lavorare in ufficio dove si lavora con carte che non hanno sentimenti.Scusate lo sfogo ma ho bisogno di tirar fuori tutto il rancore che ho tenuto dentro da anni.

Signora De Michele - madre di Vittoria

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